Scandalo Volkswagen: siamo sicuri che siano i soli?

Volkswagen ha ammesso: truccati i test antismog sulle vetture diesel commercializzate negli Stati Uniti.

I fatti: è venerdì 18 Settembre quando la casa automobilistica tedesca, impegnata a presentare al salone di Francoforte i suoi ultimi modelli, riceve un documento che provocherà un terremoto dalle conseguenze incalcolabili. L’EPA (Environmental Protection Agency), l’Agenzia che si occupa di protezione ambientale, accusa la Volkswagen di aver falsificato i test antismog su circa 482 mila vetture vendute negli Stati Uniti fra il 2009 e il 2015. Si tratterebbe principalmente dei modelli Jetta, Beetle, Audi A3, Golf e Passat con motori diesel.

Domenica viene diffuso in USA un comunicato stampa in cui si afferma che «le autorità hanno accertato delle manipolazioni da parte del Gruppo Volkswagen dei test sulle auto con motori diesel». L’ammissione dell’ormai ex CEO Martin Winterkorn arriva 24 ore dopo insieme alle scuse per aver tradito la fiducia dei suoi consumatori. Viene nel frattempo fermata la commercializzazione dei modelli diesel VW e Audi negli Stati Uniti.

Ma lo scandalo è ormai planetario. La casa automobilistica, orgoglio teutonico, si è avvalsa di un software creato appositamente per ingannare le restrittive norme antinquinamento statunitensi in grado di abbassare i livelli dichiarati anche di 40 volte rispetto a quelli realmente emessi.

I test di laboratorio sono la prassi per tutti i costruttori di autovetture ed è ben risaputo che i risultati che danno siano ben diversi dalle condizioni di guida quotidiane. Lo “standard” è di circa il 30% di differenza tra ciò che dichiara la casa automobilistica e i valori reali. Ma in questo caso si è andati ben oltre: le vetture prese in esame superavano in alcuni casi di oltre l’800% gli standard consentiti dalla legge. Volkswagen rischia pesanti sanzioni economiche e penali, in virtù di numerose violazioni di legge oltre alla perdita del diritto di certificazione ambientale che si tradurrebbe con una sicura uscita dal mercato americano.

Una catastrofe per il gruppo che appena 7 giorni prima si era dichiarato pronto ad aumentare del doppio le vendite nel mercato del Nord America, puntando su un un milione di vetture entro il 2018, con una massiccia campagna pubblicitaria incentrata proprio sul gasolio, meno inquinante e ancora molto poco utilizzato dagli statunitensi.

La Volkswagen, tramite il suo a.d. Martin Winterkorn che ha rassegnato ieri le sue dimissioni, ha deciso di mettere la parte 6,5 miliardi per coprire i possibili costi di una probabile class action. Ma l’agenzia Bloomberg ha stimato che potrebbero ammontare a 18 miliardi le sanzioni che il gruppo potrebbe essere costretto a sborsare. Il tutto mentre i titoli della casa automobilistica perdono oltre il 17% del loro valore, con una riduzione del capitale di quasi 13 miliardi di euro.

Voci riferiscono che Angela Merkel si sia detta infuriata per l’accaduto e tema ripercussioni su tutto il comparto dell’auto tedesco, in virtù del fatto che sembra probabile che le indagini non si fermeranno qui ma coinvolgeranno presto molte altre case costruttrici e verranno fatti dei test anche sulle auto vendute in Europa. Sembra infatti sia pratica piuttosto comune quella di “insegnare” alla centralina come riconoscere il ciclo di misura. I software vengono istruiti su cosa fare quando, per esempio, le potenze sono inferiori a 25 cavalli e l’acceleratore è appena sfiorato e automaticamente limitano al minimo le emissioni di ossido di azoto della vettura.

Intanto lo scandalo approda in parlamento, anche per far chiarezza su quanto riporta il quotidiano Die Welt che afferma che il governo fosse a conoscenza di questa “pratica” di truccare i test già dal 28 Luglio, dopo un’interrogazione presentata a riguardo dai Verdi.

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