Buche e danni all’asfalto, metà delle strade a rischio sicurezza

Una strada su due in Italia è a rischio sicurezza. In drastico calo l’uso dell’asfalto per l’ordinaria manutenzione negli ultimi anni.

In attesa dell’asfalto realizzato con le bottiglie di plastica o quello con i rifiuti, la situazione delle strade italiane va degenerando di giorno in giorno. Colpa del calo del consumo di conglomerato bituminoso, meglio noto come asfalto, utilizzato per la manutenzione ordinaria della rete viaria nel nostro Paese. Dall’analisi presentata di SITEB ( Associazione dei costruttori e manutentori delle strade) nel corso di Asphaltica World, il Salone europeo dedicato all’intera filiera, tenutosi a Roma il 29/30 Ottobre, emerge un quadro scoraggiante: dal 2006 ad oggi sono ben 96 milioni le tonnellate di asfalto non messe in opera. Si è passati dai 44 milioni di 9 anni fa ai 22 scarsi di quest’anno. Ed a farne le spese sono gli automobilisti che sono sempre più a rischio a causa di buche, dossi, sconnessioni dei piani stradali così evidenti da costringere la chiusura di corsie o interi tratti stradali che non possono essere aggiustati con i cosiddetti tappabuchi che risolvono il problema sono per poche ore o finchè la situazione metereologica non peggiora.

Si tratta di spaccature e infiltrazioni d’acqua così profondi da costringere ad intervenire sulle fondazioni, lavori straordinari con costi ben maggiori rispetto ad una manutenzione effettuata con cadenza annuale. Il mancato rifacimento di questi “tappetini d’usura” si stima costi ad oggi circa 50 miliardi di euro. È questa la somma necessaria per riportare ai livelli del 2006 la rete stradale che conta circa 500 mila km, di cui 7 mila sono quelli autostradali e 25 mila gestiti dall’Anas. La situazione peggiore la riscontrano le vie di comunicazione gestite da Comuni e Province, ma circa la metà delle strade italiane non è comunque in condizioni di sicurezza.

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