Con Uber e Lyft si guadagna? Te lo dice un’App

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SherpaShare é un servizio gratuito con cui tutti i lavoratori del mondo del consumo condiviso possono calcolare quanto guadagnano davvero. La valutazione della reale convenienza a guidare per i vari servizi di ride sharing (Uber, Lyft e soci) non può infatti prescindere dalla stima dei tempi morti connessi al proprio lavoro e dei costi accessori, come quelli per gli spostamenti, il carburante, l’assicurazione e non ultime le tasse.

Il parametro di riferimento per queste valutazioni, negli USA, é in genere il guadagno orario, anche perché è un indicatore facilmente confrontabile con il salario orario, parametro di riferimento utilizzato in tutti i settori, anche ad esempio per quanto riguarda il salario minimo da garantire ai lavoratori.

Lyft e Uber, dal canto loro, spesso promettono ricavi molto elevati per attirare nuovi guidatori (Uber parla di ricavi annui maggiori di 96.000 dollari a New York e 74.000 a San Francisco) ma spesso non specificano che si tratta di situazioni abbastanza favorevoli, e non inseriscono nel computo il tempo speso dal guidatore in attesa di clienti oltre che i costi di varia natura.

Grazie a SherpaShare un guidatore può analizzare i suoi tragitti, il guadagno al netto delle commissioni, i costi di spostamento, e scoprire, ad esempio che cambiare il quartiere in cui opera, pur richiedendo magari una spesa maggiore per spostarsi da casa propria, potrebbe portare guadagni maggiori in grado di coprire questo costo e generare reddito aggiuntivo.

Imprenditori di sé stessi

Negli ultimi anni, con l’avvento della sharing economy, migliaia di persone hanno iniziato a offrire le loro auto, le loro case, i loro posteggi o sè stessi in una logica di condivisione del lavoro e delle risorse. Questi servizi, attraverso le loro App, fungono da mercati digitali di scambio, trattenendo una commissione sulle transazioni e trattando i lavoratori non come dipendenti, ma come freelance autonomi.

Questi ultimi, specialmente se sono alle prime armi, spesso sovrastimano i ricavi potenziali della loro attività, senza contare i rischi derivanti dai cambi delle tariffe applicabili (è il caso di Uber) e di quelli di un improvviso aumento dell’offerta del proprio servizio, che finisce per abbassare i guadagni di tutti. Al di là delle ricadute economiche, questa incertezza può generare uno stress non da poco per chi la sperimenta.

Da questo deriva la nascita di servizi come Even, che si propone di rendere più regolare il flusso di guadagni per alcune categorie di lavoratori, e SherpaShare, che vuole aiutarli a calcolare gli elementi finanziari del proprio lavoro indipendente, specialmente quando sono poco chiari o di difficile stima.

Le analisi condotte da SherpaShare mostrano ad esempio che i guidatori del ride sharing tipicamente spendono metà del loro tempo in attesa di un passeggero o guidando per raggiungere il prossimo cliente, tutti minuti che le compagnie come Uber non rimborsano. Questo può ridurre in modo sostanziale la paga oraria.

Attualmente i clienti di SherpaShare sono circa 10.000, e annoverano non solo autisti di Uber, Lyft e Sidecar, ma anche corrieri di Postmates, Fluc e DoorDash. Molti lavorano su più di una di queste piattaforme. Il servizio per ora è gratuito, perché è in fase di lancio.

Il sito offre dei rapporti che riepilogano i guadagni e le spese sostenute, consentendo di confrontare i ricavi lordi e quelli netti, i ricavi medi giornalieri e il numero di clienti serviti.

Per comprendere meglio le problematiche di questi lavori, i due fondatori di SherpaShare, Ryder Pearce e Jianming Zhou, ogni tanto guidano per Uber e Lyft.

Bisogna dare i numeri

Si stima che nel 2014 negli USA più di 160.000 persone abbiano lavorato come autisti per Uber. La flessibilità degli orari in cui si può decidere di essere alla guida è sicuramente uno dei fattori positivi di questi servizi, ma spesso è l’unica variabile su cui si ha un po’ di controllo.

I servizi di condivisione predefiniscono infatti i prezzi, la propria commissione e i vari bonus ed extra (ma anche gli sconti obbligatori sulle tariffe), e i guidatori devono attenersi, nel bene e nel male, a queste direttive. Sia Uber che Lyft offrono agli autisti alcuni strumenti di calcolo delle proprie prestazioni in tempo reale, e anche di previsione dei guadagni, ma si tratta di analisi dei ricavi che non tengono in alcuna considerazione i costi né i tempi morti. E comunque, anche solo con questi strumenti alcuni guidatori hanno l’impressione di guadagnare meno delle attese.

Gli autisti che lavorano per più di un servizio, inoltre, hanno scoperto che alcuni incentivi creati per scoraggiare questi comportamenti (Lyft ad esempio paga il 10% in più chi lavora molte ore) in realtà non sono molto convenienti: é vero che si guadagna di più in valori assoluti, ma per ottenere le stesse somme bisogna aumentare più che proporzionalmente il numero di ore alla guida, e le spese per il carburante.

I dati calcolati dalla stessa Uber mostrano che gli autisti del suo servizio UberX che lavorano da 16 a 34 ore a settimana ricavano in media 18,1 dollari all’ora, mentre quelli che lavorano più di 50 ore a settimana ne guadagnano 17,1.

Grazie a servizi come SherpaShare é quindi possibile capire se un ricavo maggiore si tramuta davvero in un profitto reale. Ad Aprile l’azienda ha introdotto una App che calcola i chilometri totali e il tempo di guida totale, dal momento in cui l’autista lascia casa sua per prendere un passeggero fino a quando staccano il tassametro sul proprio smartphone.

Nel momento in cui potranno calcolare i dati in questo modo, probabilmente i guidatori del ride sharing si troveranno una brutta delusione, ma almeno potranno decidere il loro futuro lavorativo con le informazioni giuste.
Tratto da rentalblog.it

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