Uber Pop: stop al servizio taxi in Italia!
Le associazioni di categoria gongolano alla notizia che attendevano da tempo, massima è la soddisfazione dei tassisti “normali” che avevano fatto ricorso per tentare di arginare la mobilità alternativa di UBER a loro danno, mentre quelle dei cittadini-clienti sono furiose per l’ennesimo “cadeaux” alle lobby de noaltri. A loro avviso infatti, tale sentenza produrrà un duplice danno a noi “poveri” consumatori: minore scelta e costi più elevati per l’assenza di concorrenza. Vi pare normale? Cos’è UberPOP e come si diventa autisti di taxi “privati”? A metà tra un servizio taxi del futuro ed uno di car-sharing tipo Blablacar, permette a chiunque automunito ed in possesso di una patente B di offrire un servizio di trasporto privato. Per diventare autisti “pop” basta infatti registrarsi sul sito, avere 21 anni, un’autoveicolo di proprietà seminuovo (al massimo vecchio di 7-8 anni, ndr), la fedina penale immacolata, una regolare assicurazione e non aver mai avuto la patente sospesa negli ultimi 10 anni. Se avete tali requisiti potete richiedere l’adesione ad Uber, previo colloquio in azienda e poter installare a bordo del vostro veicolo la speciale app per gli autisti con cui ricevere le chiamate dagli utenti. Chi vuole utilizzare il servizio di trasporto “alternativo” dovrà scaricare l’applicazione dedicata sul proprio smartphone e collegarsi al servizio online che individua il tassinaro più vicino, inviandovi i suoi dati personali, compresa la foto. Si può pagare con la carta di credito, conoscendo in anticipo l’importo della corsa con un click e senza altro sforzo. I passaggi privati di Uber sono oggigiorno disponibili in 300 centri urbani di 60 nazioni al mondo! L’utente può scegliere il servizio che preferisce, dalla macchina “low cost”, ai suv fino alle auto di lusso. La sentenza del Tribunale parla male di UberPop come un servizio che: “Consente un incremento non paragonabile al numero di soggetti privi di licenza che si dedicano all’attività analoga a quella di un taxi e parallelamente un’analoga maggiore possibilità di contatto con la potenziale utenza, determinando nella fattispecie un vero e proprio salto di qualità nell’incrementare e sviluppare il fenomeno dell’abusivismo”. Deludente altresi l’arbitraggio dello Stato e delle pubbliche amministrazioni che se ne sono lavate le mani lasciando anche in questo caso ai “togati” la “patata bollente”. Decidere senza riuscire a governare un fenomeno nuovo con leggi adeguate e capaci di garantire un equo “canone” agli interessi contrapposti in gioco. Di sicuro non finisce qui e Uber in attesa di sapere come finirà sporgerà reclamo e svariati ricorsi come contromisura. Una decisione che lascia più che un “amaro in bocca” e che da l’impressione che il numero dei perdenti sia di gran lunga superiore a quelli che cantano vittoria e dichiarano di aver avuto giustizia. Se Uber mette a repentaglio la sicurezza degli utenti è anche vero che gli autisti di Pop sono comuni cittadini proprio come i tassisti contro i quali si sono involontariamente trovati contro e la sentenza minaccia di comprimere un mercato che le leggi vogliono sia appannaggio esclusivo dei soliti noti. Non sarebbe l’ora di guidare meno, guidare tutti? Far cambiare e guadagnare tutto il Paese?
Tratto da Scuolaguida.it